Abbabula è finito, gli artisti sono ripartiti, il nostro telefono suona un po’ meno incessantemente, e l’Arena in piazzale Segni è ritornata ad essere il non-luogo di sempre.

Cosa resta dopo quattro giorni tanto intensi?

Prima di tutto resta la musica, la ragione per cui Abbabula è nato venti anni fa, ciò che ancora oggi lo tiene in vita.

E di bella musica ne abbiamo ascoltata tanta in queste giornate e pensiamo abbia confermato le aspettative del pubblico, forse regalando anche qualche emozione in più.

Restano le persone.

Quelle che hanno creduto in questa edizione, che sono venute a trovarci, che hanno acquistato un biglietto, che hanno riempito la nostra Arena di vitalità ed entusiasmo.

Quelle che hanno lavorato con noi perché non sono mai mancati la professionalità, i sorrisi, la disponibilità, la voglia di essere parte attiva del nostro festival.

Quelle che sono salite sul palco e che non si sono risparmiate.

Restano poi i ricordi e non sono pochi.

Resta Motta perché di questi tempi non capita spesso che dopo un concerto pazzesco l’artista scenda dal palco e di concerto ne faccia un altro, insieme al suo pubblico.

E ci inorgoglisce poter dire che anche questo è Abbabula.

Rimpianti, errori, critiche?

Ci sono anche loro, c’è sempre qualcosa che sarebbe potuto andare meglio, qualcosa che tornando indietro avremmo fatto diversamente, qualcosa che non è stato recepito come ci aspettavamo.

E adesso?

Adesso si pensa già ad Abbabula 2019, con la solita voglia di sperimentare e crescere senza mai tradire lo spirito con cui il nostro festival è nato.

Quindi, stay turned!